Rileggo un post del febbraio scorso che si concludeva così: l'umanità futura si ritroverà a pensare a noi evoluti uomini del ventunesimo secolo come si pensa ad Atlantide: "Non sono mai esistiti. Altrimenti, qualcosa ci avrebbero pur lasciato della loro storia..."
Di nuovo mi ritrovo a guardare noi del ventesimo/ventunesimo secolo, noi i costruttori, noi i tecnologici, noi gli scienziati, noi all'apice dell'evoluzione umana. Ci penso guardando le macerie delle nostre opere, buttate giù da un terremoto. Un terremoto, normalissimo evento di cui ne accadono a centinaia nel corso dei millenni. Chiese del 1300 guardano dall'alto beffarde, stabili, immote le residue briciole della nostra presunzione. Superiori siamo, ai nostri retrogradi predecessori.
A Roma hanno chiuso il Colosseo per un giorno, dovevano verificare. Hanno verificato: neanche una crepa. Invece, il Museo Pigorini costruito 50 anni fa è finito evacuato di corsa.
Davanti alle macerie dell'Aquila si immagina il Tempo. Il Tempo che ridurrà il cemento alla sabbia da cui è nato, il legno che tornerà alla terra, il ferro e il vetro ridotti in polvere. Quel che vedete qui sopra in qualche secolo (decennio?) sarà una verde collina, il passato cancellato.
Diventa ogni giorno più facile credere che Atlantide sia esistita davvero. Come noi affetti da inutile hybris, quegli uomini persi nelle nebbie della Storia hanno forse goduto della propria velocità, della propria tecnologia, della capacità di costruire tanto con poco. Solo i retrogradi perdono tempo a sbozzare pietroni, a innalzare faticosamente mura ciclopiche ed edifici destinati a durare nei secoli. Noi no, noi corriamo, tiriamo su e quando siamo stufi ricostruiamo cento volte. Abbiamo la tecnologia d'altronde.
Cosa resterà di noi tra mille, cinquemila anni? Verdi colline. E il sogno remoto di un'età dell'oro che, sicuramente, è solo mitologia.
Uomini volanti e palazzi di trenta piani no, non sono mai esistiti...
14 Aprile 2009 - Scrivi un commento