In una società come la nostra, basata su un modello fortemente consumistico e su un’agghiacciante freneticità, non si trova più il tempo per fermarsi a osservare e gustare con genuina semplicità le antiche conoscenze tramandateci dai nostri nonni. Diventa difficile poter condividere saperi, capacità, informazioni, istruzioni pratiche su un argomento piuttosto che un altro.
È proprio in questa ottica che nasce l’Università del Saper Fare, ideata da Maurizio Pallante durante un incontro con Matteo Dispenza e Giorgio Cattaneo. Un’idea in principio ristretta solo ad una Università della Montagna -pensata per ripristinare i saperi di una cultura montana che si stava via via perdendo a causa dello spopolamento dei monti - che poi a poco a poco si è estesa sempre di più per abbracciare più saperi e diffondere le informazioni necessarie per mettere chiunque nelle condizioni di diventare un auto-produttore con grande vantaggio per il bilancio ecologico ed economico e a beneficio di una migliore qualità della vita.
Abbiamo incontrato Paola Cappellazzo un’altra delle “menti” che ha contribuito e contribuisce quotidianamente alla crescita e allo sviluppo di quello che vorrebbe essere l'Università del Saper Fare, per farci raccontare più da vicino i primi passi di questo nuovo centro di formazione, il cui obiettivo primario è la comunicazione per incentivare l’auto-produzione di beni.
Paola Cappellazzo, come nasce e perché nasce l’Università del Saper fare?
“L’Università del Saper Fare nasce dall'esigenza di creare un unico contenitore di corsi di autoproduzione, autocostruzione e piccola riparazione, portati avanti dai circoli delle decrescita e non solo, di costruire una vetrina dove far incontrare la domanda con l'offerta e soprattutto stimolare e sensibilizzare le persone a "Fare".
Al momento l'Università del Saper Fare è poco più che un'idea, che si sta concretizzando con la partenza dei corsi di autoproduzione, autocostruzione, piccola riparazione e serate informative verso un modello di decrescita nella sede di Torino. La nostra intenzione è quella di coinvolgere tutti i circoli della decrescita felice, le associazioni e i singoli che propongono corsi analoghi.
Si chiama università perché come negli atenei normali, strutturati in modo da garantire agli iscritti un percorso didattico, anche all’interno dell'Università del Saper Fare si vuole garantire una continuità, una professionalità che non si basa sul titolo di studio, ma sulla capacità di fare al fine di sviluppare antichi e nuovi i saperi”
Cosa si intende per “Saper fare”?
“Il Saper Fare si basa sul recupero di alcune preziose capacità pratiche andate perdute negli ultimi decenni, quando la società occidentale ha abbracciato il modello di sviluppo consumistico, ad altissimo impatto sull’ambiente, basato sul frenetico consumo di prodotti usa e getta concepiti per durare il meno possibile ed essere rapidamente sostituiti, trasformandosi così in rifiuti costosi da smaltire, gravati da imballaggi ingombranti e altamente inquinanti.
Ognuno, praticando il Saper Fare, a prescindere dalle politiche economiche globali, è in grado di incidere subito, in modo immediato, nel processo produttivo generando - nella propria sfera individuale, familiare - una sensibile riduzione dell’impatto sull’ambiente. Quello del Saper Fare, di origine pre-industriale, è un orizzonte ormai post-industriale sempre più necessario. Sarà sempre più importante, infatti, recuperare alcune delle antiche capacità perdute. Praticarle si rivelerà una sorpresa: il Saper Fare non è un’attività gravosa ma, al contrario, può essere vissuto con gioia e passione”.
Perché iscriversi ad un corso da voi proposto?
“Noi cerchiamo di trasmettere i saperi in modo da garantire una continuità della conoscenza del fare, ad un costo contenuto, per non dipendere dal mercato, dalle multinazionali e dalla cultura imperante.
A chi sono rivolti i corsi?
“I corsi sono rivolti a tutti, dagli adolescenti agli anziani. Per alcuni corsi si può pensare di coinvolgere anche i bambini”.
Esistono altre sedi oltre a questa di Torino?
“Al momento partiamo da Torino in via sperimentale (i corsi di autoproduzione, autocostruzione, e piccola riparazione sono già attivi da anni, ma non sotto questo unico cappello), ma l'intenzione è quella di arrivare a livello nazionale.
Ho già iniziato a coinvolgere i circoli territoriali e ad individuare quali associazioni realizzano corsi di questo tipo in Piemonte. Alcuni circoli hanno già un’esperienza alle spalle e mi hanno anche inviato il materiale dei corsi da loro realizzati”.
Come si fa ad aprire una sede nella propria città?
“Al momento non posso dare una risposta. Per noi è necessario partire, successivamente creeremo un modello per le altre sedi. C'è da dire che per realizzare corsi di autoproduzione, autocostruzione e piccola riparazione vanno bene un giardino (per corso di orticoltura), la sede di un'associazione (per autoproduzione dei detersivi), una sala concessa dal Comune (per delle serate informative), un cortile (per corso riparazione delle biciclette). Rispetto alle Università i locali non devono essere prestigiosi o capienti. L'accesso è limitato a 10-30 persone per poter apprendere meglio".
“Non ci sono limiti, si possono proporre tutti i corsi che vengono in mente. La cosa più importante è cercare di coinvolgere le persone. I corsi devono rispondere ad un interesse reale. C'è da sottolineare che ogni territorio si differenzia per tradizioni e cultura, quindi, un corso può avere maggior successo in Sardegna piuttosto che in Lombardia: un corso di autoproduzione delle tagliatelle avrà successo in città piuttosto che in campagna.
Ma su questo bisognerà valutare con i circoli territoriali in riferimento alle peculiarità di ogni singolo luogo”.
Partecipare ad un corso costa una cifra simbolica, da 1 a 8 euro. Come mai questa scelta?
“Nella fase di partenza era importante dare la visibilità all'iniziativa e poter partire con costi accessibili a tutti, soprattutto in questo periodo di crisi. Inoltre i “docenti” hanno dato il loro contributo di Sapere a titolo gratuito coprendo solo il costo dei materiali utilizzati per il corso.
Grazie alla cooperativa LIBRE abbiamo avuto modo di avvalerci dell’aiuto degli stagisti per realizzare il volantino e avremo la possibilità di utilizzare i loro locali a titolo gratuito. La sottoscritta ha iniziato a dedicarsi all'Università del Saper Fare più come una sfida che come possibilità di lavoro.
In seguito, con il coinvolgimento di altre realtà per la realizzazione della piattaforma sarà indispensabile pensare ad un contributo strutturato per riuscire a portare avanti il lavoro in modo serio e continuativo. Sicuramente in una fase successiva bisognerà riuscire a coprire anche altri costi vivi, i volantini, il costo dei docenti per corsi più onerosi…
Si può pensare anche ad eventuali sponsor o al ricavato della vendita di materiali quali dvd o libri sui corsi di autoproduzione. Proprio in questi giorni in seguito all'invio della comunicazione dei nuovi corsi attraverso la rete dei condomini solidali mi è giunta la richiesta di una signora, che abita lontano, di poter avere del materiale dietro pagamento perché molto interessata".
“Chiunque può proporsi, ma non tutti sono in grado di spiegare ad un gruppo di persone. Saranno i partecipanti che esprimeranno il loro giudizio e quindi valutare se coinvolgere o meno lo stesso docente in altri corsi. Capita anche all'Università di trovare professori che sono preparati ma che non sono in grado di spiegare, così come capita di trovare professori che non sono preparati e non sanno spiegare".
Avete notato una maggiore adesione ad un corso piuttosto che ad un altro?
“Sono appena partite le iscrizioni e le persone si sono mostrate particolarmente interessate all'autoproduzione dei detersivi, del pane, del formaggio, dello yogurt e all'autodiagnosi.
Oggi è arrivata la richiesta di partecipazione di un signore per i corsi su piccoli interventi elettrici in casa, il pane fatto in casa, riparazioni delle biciclette. Chi decide di partecipare ai corsi generalmente si scrive a più di uno. Dopo una prima fase sperimentale si cercherà di proporre insegnamenti sempre più vicini alle richieste delle persone. Chiederemo di indicarci quali corsi dovremmo attivare e di conseguenza il docente da ricercare”.
Adesso non rimane che partire. Il primo incontro è previsto per sabato 28 marzo sui piccoli interventi elettrici in casa. Accorrete numerosi e spargete la voce!
22 Marzo 2009 - Scrivi un commento
In uno dei nostri format: ENIGMANGIANDO:l'enigmistica a portatat di piatto, inseriamo come modello il libro sulla descrescita felice di Pallante, e così tutte le persone che partecipano alle serate conoscono la realtà del movimento e l'importanza del messaggio. Sarebbe interessante attivare anche da noi (napoli) dei laboratori di autoproduzion, invieremo a breve delle proposte.