In febbraio, il Governo del Giappone ha annunciato una caduta delle esportazioni del 45 per cento, rispetto all’anno scorso, mentre le principali industrie stanno tagliando costi e posti di lavoro e il PIL nell’ultimo quarto del 2008 si è contratto del 3,3 per cento: il doppio dell’economia USA.
Nonostante questo, il Giappone continua a rifiutarsi di cancellare i sussidi, circa 10 milioni di euro l’anno, che mantengono in vita l’improduttiva caccia baleniera in Antartide. “Il programma baleniero del Giappone è una vergogna scientifica e un disastro economico.- Denuncia Alessandro Giannì, responsabile della campagna Mare di Greenpeace. - In Giappone ci sono tanti problemi economici… e quattro mila tonnellate di carne di balena invendute!”.
In realtà, denuncia Greenpeace, il Giappone spende molto di più di 10 milioni di euro l’anno, per la caccia baleniera: per acquistare i voti di numerosi Paesi in via di sviluppo (che anche se non hanno interessi sono “iscritti a forza” alla Commissione Baleniera Internazionale dove votano per la caccia baleniera) si spendono altre decine di milioni di euro in “accordi internazionali” mentre il sedicente Istituto per la Ricerca sui Cetacei che “gestisce” il programma di caccia ha debiti con lo Stato Giapponese per oltre 25,6 milioni di euro.
I cittadini giapponesi sono all’oscuro di questo spreco: in un video (http://www.youtube.com/watch?v=B_B3w_vwjeU) realizzato da Greenpeace in Giappone sono raccolte le impressioni di molti, allibiti, cittadini giapponesi: sono loro le prime vittime (economiche) della caccia baleniera giapponese. “Alla riunione che si tiene alla Fao, l’unica opzione accettabile è quella di proteggere le popolazioni dei cetacei- spiega Giannì. -Bisogna promuovere la ricerca e gli usi economici non letali dei cetacei, come l’osservazione turistica sostenibile, e investire sulla conservazione reale delle risorse del mare, ad esempio con una grande rete di riserve marine anche in altura” .
Secondo Greenpeace è necessario quindi che la Commissione Baleniera Internazionale si trasformi in una Commissione Internazionale per le Balene: oggi non ha senso discutere delle quote di caccia alle balene, ma di come questi giganti del mare, e il loro habitat, debbano essere protetti.
9 Marzo 2009 - Scrivi un commento