Una crescita incisiva si è registrata lo scorso anno soprattutto in campo fotovoltaico: nel febbraio 2008 gli impianti attivi erano 8030 e producevano 83MWh di energia, di questi circa 3900 rientravano nella fascia di potenze da 1kW a 3kW (piccola dimensione) e 3600 in quella compresa tra 3kW e 20kW (media dimensione). I nuovi dati rilasciati dal GSE (Gestore Servizi Elettrici) indicano che al dicembre 2008 gli impianti operativi o in fase d’installazione erano ben 24120: essi sono in grado di inserire nella rete 262kWh. Dei nuovi sistemi, il 97% è di potenza inferiore ai 20kW.
Un tale boom degli impianti di piccola e media taglia è stato senza dubbio incoraggiato dal Nuovo Conto Economico (NCE), che ha riformulato la distribuzione degli incentivi, rendendo queste scelte “familiari” particolarmente convenienti. Al di là delle dimensioni, motori dello spostamento di interesse verso l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili sono stati senza dubbio tali contributi statali (della cui esistenza la gente è venuta via via a conoscenza), ma anche la crescita vertiginosa – e in apparenza inarrestabile – del prezzo del petrolio, registrata nella primavera e nell’estate dello scorso anno.
Risulta difficile al momento fare previsioni attendibili sul prossimo futuro. Il trend registrato nello scorso anno è senza dubbio incoraggiante e la moltiplicazione di impianti domestici ha sorpreso lo stesso GSE. Occorre però osservare che vari paesi europei si stanno orientando verso una riduzione degli incentivi statali al fotovoltaico (la Germania li ha ridimensionati del 25%, la Spagna addirittura del 35%) e non è improbabile che qualcosa del genere accada anche in Italia. In tal caso, la sensibilità sociale al problema ecologico non sarà sufficiente a muovere un incremento significativo della microgenerazione, soprattutto di fronte ad una crisi economica di entità così elevata, quale quella che stiamo vivendo di questi tempi.
La medesima crisi però, se non altro, ha generato un effetto positivo per l’utente finale: i prezzi dei pannelli fotovoltaici sono calati sensibilmente, soprattutto a causa di una sovraccapacità produttiva a tutti i livelli della filiera. L’investimento, dunque, è ad oggi meno oneroso in fase di installazione. Si può dire che questo sia il momento ideale per intraprendere una scelta di microgenerazione fotovoltaica: riduzione dei prezzi dell’impianto ed incentivi ancora elevati.
Alcuni analisti obiettano però che, se il prezzo dei moduli dei pannelli dovesse scendere dagli attuali 3.12 euro/W a 2 euro/W, il settore industriale entrerebbe in grosse difficoltà, in quanto i produttori lavorerebbero in perdita.La questione è dunque articolata e le variabili da considerare sono tante (alcune di esse dall’evoluzione al momento imprevedibile). Come nei due anni precedenti, anche nel 2009 e-gazette.it, notiziario settimanale su ambiente ed energia, e Updating, agenzia per la cultura e la comunicazione d’impresa, organizzano una due-giorni di incontri, discussioni e confronti sul tema dell’energia. Si tratta de “Le Giornate della Microgenerazione”, evento ospitato quest’anno da Palazzo Turati, a Milano, il 18 e il 19 febbraio p.v.
Al centro del dibattito ci saranno proprio mini e micro-generazione e co-generazione, indagate sia sul piano tecnico e normativo, sia su quello dell’esperienza diretta di quanti hanno già posto in opera impianti di tal tipo. A confronto operatori del settore, analisti, rappresentanti di enti pubblici, nonché amministratori o singoli cittadini coinvolti nella questione.
In fatto di normative, sarà discussa anche la nuova delibera n°74/2008 sul Conto Scambio (che va a modificare l’analogo documento n°28/2006), la quale fissa nuove regole in ordine all’immissione in rete dell’energia prodotta mediante sistemi fotovoltaici.
Il soggetto titolare di un impianto, che vada ad inserire quindi energia autoprodotta nella rete nazionale, può optare per la vendita o per lo scambio sul posto (SSP). La prima risulta più conveniente a quanti intendano dare inizio ad un’attività commerciale ed andranno quindi a produrre grosse quantità di energia, mentre il secondo risulta più comodo per i singoli soggetti che ambiscano a produrre alimentazione per usi prevalentemente domestici.
In concreto, l’utente-produttore immette l’energia prodotta direttamente nella rete gestita dal GSE, il quale la vende sul mercato. L’utente acquista l’energia di cui necessita presso l’impresa fornitrice (Enel, Acea, ecc), pagando il relativo corrispettivo. In un secondo momento il GSE si interessa di corrispondere al soggetto che abbia scelto la formula SSP il rimborso dell’acquisto dell’energia corrispondente a quella autoprodotta. Tale rimborso viene quantificato in misura pari al minore tra il controvalore dell’energia conferita e il valore dell’energia prelevata su fornitura ed è al netto dell’IVA pagata. In seguito alle modifiche, gli utenti che ricevono il contributo in conto scambio si configurano come produttori e venditori di energia: di conseguenza, devono adempiere alle relative obbligazioni fiscali.
E’ naturale avere il sospetto che in questa triangolazione a rimetterci sia il proprietario dell’impianto, attraverso le tassazioni e anche per la semplice svalutazione monetaria, visto che paga in anticipo per essere poi rimborsato.
E’ opportuno precisare che però, quantomeno, per gli impianti di piccola taglia il contributo in conto scambio erogato dal GSE non dovrebbe assumere rilevanza fiscale; saranno gli impianti di potenza superiore a 20kW a ricevere un corrispettivo sensibile sia ai fini dell’IVA sia delle imposte dirette.
Per approfondire la tematica dal punto di vista normativo (e non solo), è opportuno rivolgersi al GSE, che ha predisposto un Contact Center telefonico per assistere i clienti; molte informazioni sono comunque reperibili già direttamente dal sito: www.gse.it.
1 Febbraio 2009 - Scrivi un commento