“Queste abitazioni si chiamano così perché sommano gli apporti passivi di calore: quello generato da elettrodomestici e occupanti e l’irraggiamento solare”.
Per sfruttare sufficientemente quest’ultima risorsa sono necessari pannelli solari?
“L’energia rinnovabile è facoltativa, ma può essere utilizzata per ottimizzare le prestazioni dell’edificio. Si cerca sempre di sfruttare al meglio gli elementi di base: grandi vetrate a sud per captare i raggi solari, materiali a forte inerzia per accumulare e ridistribuire il calore del sole, involucro isolante… Le case passive devono assicurare una temperatura confortevole sia in estate che in inverno senza sistemi di riscaldamento o raffreddamento”.
Quanta energia ci vuole per assicurare questo stato di “comfort”?
“Per mantenere calda una casa passiva ci vogliono solo 15kwh/m2/anno. Questo è possibile grazie al loro incredibile isolamento che assicura la tenuta stagna di porte e finestre. Per garantire l’assenza di grandi spifferi la casa deve passare il cosiddetto “blow test”: viene messa sotto pressione e vengono misurate le eventuali fughe d’aria che devono essere minime”.
Sia per motivi igienici che per recuperare ossigeno bisognerà pur cambiare l’aria.
“Questo era uno dei più grandi problemi delle case passive, ma è già stato risolto una ventina di anni fa: un sistema di ventilazione a doppio flusso, infatti, trasferisce il calore accumulato dall’aria che viene espulsa verso l’aria pulita che sta per entrare a sostituirla”.
Per quel che riguarda l’elettricità, invece, funzionano come case normali?
“Sì. Non bisogna confondere le case passive con quelle positive che sono completamente autonome poiché producono più energia di quella che consumano”.
“Sì, ma come tutte le costruzioni bisogna adattarle alle condizioni del luogo. Nella regione mediterranea è più problematico mantenere una temperatura confortevole sia d’estate che d’inverno. Forse è anche per questo che sono state costruite più case passive nel nord Europa”.
Quali sono altri aspetti problematici delle case passive?
“Non hanno aspetti davvero problematici, ma il loro concepimento richiede un’attenzione particolare: deve venir curata la tenuta stagna dell’aria per diminuire le perdite di calore.
Un aspetto negativo, invece, potrebbe essere il costo, che in media supera del 6% quello di una casa normale.
Certo costano un po’ di più, ma si tratta di un investimento redditizio: si eliminano definitivamente le bollette di riscaldamento e aria condizionata”.
Lo stato francese incoraggia questo tipo di costruzioni attraverso degli aiuti finanziari?
Se dovesse far costruire una casa per lei e la sua famiglia, edificherebbe una casa passiva?
“Personalmente inizierei facendo costruire una casa bioclimatica, ovvero una casa adatta al contesto e al clima del luogo: ne sfrutta gli aspetti positivi e si protegge da quelli negativi. Sarebbe sicuramente una casa che risponde ai criteri BBC, che dal 2012 saranno obbligatori in Francia.
In Austria invece, a partire dal 2015, lo standard prescritto per tutti gli edifici sarà proprio quello della casa passiva. Il paese è all’avanguardia: da quattro anni organizza le Giornate Internazionali delle Case Passive, evento in cui i proprietari di case passive in tutto il mondo possono mostrarle al pubblico. Quest’anno oltre 130 proprietari austriaci hanno aderito spontaneamente alla manifestazione".
Speriamo che nei prossimi anni potremo esibire altrettante case passive in Italia.
29 Gennaio 2009 - Scrivi un commento
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