La riduzione della produzione di rifiuti sembrerebbe essersi verificata soprattutto nelle regioni del sud (complice, secondo l’ISPRA, il SISTRI, un sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti sperimentale nato nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), ma le regioni più virtuose rimangono quelle del nord.
Trentino e Veneto, con i rispettivi 56,8% e 52,9% di raccolta differenziata, hanno abbondantemente superato l’obiettivo del 45% fissato dalla normativa. Il miglior progresso spetta alla Sardegna che, nel corso dell’anno in questione, ha raggiunto il 38%, mentre la maglia nera è toccata (sempre se non si considerano i casi locali di Napoli 9,6%, e Caserta 11,5%) al Lazio, con un misero 12,9% di rifiuti differenziati.
Differenziazione dei rifiuti o meno, la discarica con il suo 45% “di preferenze” rimane ancora al primo posto nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti. Arrivando a casi estremi, come quello del Molise, che vi porta il 90% della sua spazzatura.
Unica eccezione è la Lombardia, che ricorre alle discariche solo per l’8% dei suoi rifiuti. Ottima notizia se si pensa al livello di urbanizzazione ed industrializzazione della regione e se si considerano comuni virtuosi come Magenta, che ha raggiunto quota 70% grazie al sistema di raccolta porta a porta. Un po’ meno se si considera che la Lombardia “vanta” il più alto numero di inceneritori, nonché l’esemplare degli stessi più grande d’Europa, ovvero quello di Brescia.
I rifiuti sono un enorme costo per la collettività, sia in termini economici che ambientali. Ritenendo superfluo approfondire il fatto che discariche ed inceneritori siano un abominio per la nostra salute ed il nostro territorio, teniamo presente che (senza considerare la questione dei Cip 6), la scarsa differenziazione dei rifiuti costa ogni anno in media 131,5 euro a testa.
E pensare che ci sono realtà come il Centro Riciclo Vedelago o l’Associazione dei Comuni Virtuosi che trasformano la spazzatura in una risorsa utilizzabile.
La vera “differenza” sta nell’evitare di sprecare e/o buttare ciò che ancora può essere utilizzato, è acquistare prodotti non avvolti in cento imballi, è capire che cambiare anche di un minimo le proprie abitudini può portare a risultati molto più gratificanti ed importanti di una ridicola diminuzione dello 0,2%.
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