La squadra ‘principale’ per il censimento si è già costituita in tutte le regioni ma c’è ancora la possibilità di partecipare, consultando sul sito del WWF le informazioni sulla Campagna e le modalità per le nuove iscrizioni, che saranno accolte in base alle attività già predisposte. Le squadre di volontari saranno opportunamente preparate. Tutti i tratti di fiume saranno accuratamente fotografati e le rilevazioni verranno elaborate con sistemi a GIS (Geographic Information System). Si raccoglieranno dati per verificare la presenza di zone di esondazione, l’urbanizzazione presente e le situazioni a rischio e lo stato della biodiversità. Il censimento sarà corredato anche di un’indagine sulle comunità ittiche presenti, considerando che i pesci sono indicatori biologici capaci di ‘misurare’ lo stato di salute ‘naturale’ dei fiumi. Nell’anno della Biodiversità il WWF vuole infatti sottolineare la grave situazione in cui si trovano alcune specie endemiche, ovvero presenti solo in alcune specifiche aree, come il carpione del Garda, il ghiozzo di ruscello o il carpione del Fibreno.
“L’episodio dello scorso febbraio di inquinamento del Lambro e poi del Po ha fortemente richiamato l’attenzione sulla gestione e tutela dei corsi d’acqua – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia –. Inoltre negli ultimi cinquanta anni la maggior parte dei fiumi italiani è stata aggredita con interventi che hanno cambiato radicalmente assetto e dinamica: in molti casi le nostre ‘vene blu’ sono state trasformate in semplici canali ignorando che invece si tratta di complessi ecosistemi regolati non solo dalle leggi dell’idraulica ma anche da quelle della natura. Il risultato è che la biodiversità di questi ambienti si è drasticamente ridotta e con essa la funzionalità ecologica che li caratterizza mettendo a rischio anche le popolazioni circostanti. Il WWF, nell’Anno della Biodiversità vuole richiamare l’attenzione proprio su questi aspetti grazie ad una grande azione collettiva di volontariato”.
Il WWF vuole proseguire nell’azione di monitoraggio, presidio e protezione dei fiumi come già fatto per il Lambro, dove l’associazione è stata coinvolta dalla Protezione civile nella cabina di regia, insieme ai due parchi del Delta del Po quello Veneto e quello Emiliano per definire le aree più vulnerabili e le azioni urgenti da intraprendere in quei drammatici giorni per ridurre l’impatto dell’onda nera su una delle zone umide italiane più importanti.
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