Questo nuovo studio d’oltremanica, quindi, non si limita più a dire che la crescita non sta portando gli effetti sperati, ma che non è proprio una cosa fattibile. In un’ottica che calza perfettamente con la Decrescita, gli studiosi del NEF fanno presente che comunque vadano i travagliati negoziati per ridurre le emissioni di gas serra, ciò di cui abbiamo bisogno è ben più di questi “nobili” (e vacui) propositi.
Serve, appunto, una nuova direzione, o come afferma da ancora più anni il Movimento per la Decrescita Felice, un nuovo paradigma. Culturale, ma di conseguenza anche economico. Un modello di sviluppo che non sia basato solo su di una illimitata crescita dei consumi.
Quali argomenti si trattano in questa pubblicazione? Si passa dai cambiamenti climatici al picco del petrolio, del gas e del carbone; dai limiti del nucleare a quelli dell’idrogeno (che, giustamente, ricordano, non è una fonte di energia ma un vettore della stessa); si parla di biocarburanti (criticandone giustamente l’impatto che hanno o hanno avuto sull’uso delle colture e sull’ascesa dei prezzi dei beni alimentari), riflessioni sull’equità, per poi arrivare a dare delle alternative a questo modello di sviluppo.
Ma quello in cui riescono meglio al NEF è probabilmente la capacità di comunicare, la utilissima abilità di andare a toccare tematiche così delicate e complesse senza renderle argomenti per pochi accademici.
Perché un criceto? Perché, come spiegato nel video, questo piccolo roditore dalla nascita all’età adulta raddoppia di peso e di dimensioni ogni settimana. Se però, una volta appunto raggiunta l’età adulta, non si dovesse fermare, raddoppiando di settimana in settimana raggiungerebbe al suo primo compleanno un peso di circa nove miliardi di tonnellate, diventando un mostro capace di divorare in un solo giorno la produzione mondiale di mais di un intero anno.
C’è una ragione per cui in natura si cresce in dimensioni solo fino ad un certo punto. Quindi perché, si chiede il narratore del video, economisti e politici pensano che l’economia possa crescere in eterno?
Forse perché economisti e politici è da due secoli che ripetono la stessa cosa, che bisogna costantemente crescere in dimensioni e quantità (ancor più che in effettivo benessere), convincendo le collettività che questo sia l’unico metodo per migliorare le nostre condizioni di vita.
Ma la rivoluzione industriale è lontana, e l’inerzia che caratterizza la forma mentis di coloro che si riempiono la bocca delle parole “sviluppo”, “progresso” o “innovazione” è difficile da combattere. Un nuovo paradigma culturale non solo è auspicabile da un giorno all’altro, ma è naturalmente guardato con scetticismo, soprattutto se le èlite dominanti sono le stesse da numerosi decenni.
Le semplici verità come quella che dice che “non è possibile una crescita infinita in un ambiente finito” minano le fondamenta stessa delle argomentazioni economiche e politiche ancora oggi dominanti.
Ma non c’è da stupirsi, perché le grandi innovazioni, quelle vere, sono sempre state prese con scetticismo, e le grandi verità con estrema diffidenza. È caratteristica più che umana “opporsi” al cambiamento, soprattutto se questo può compromettere il nostro status o la leadership di coloro che decidono anche per gli altri.
Ma è una questione di tempo dopodiché una verità, se davvero tale (come l’impossibilità di una crescita infinita) si afferma da sé. Lo diceva anche Arthur Schopenhauer: «Ogni verità passa attraverso tre fasi: all'inizio è ridicolizzata, poi è violentemente contrastata, infine la si accetta come evidente».
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