Privatizzazione di Acea: passa la mozione Alemanno

Passa in Campidoglio la mozione voluta dal Sindaco di Roma per iniziare il percorso di privatizzazione di Acea. A niente sono valsi il presidio organizzato in piazza dal Coordinamento romano acqua pubblica e il parere contrario dell'opposizione in aula. Ci sono però validi motivi per sperare ancora.

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di Andrea Degl'Innocenti

Manifestazione
La manifestazione per l'acqua pubblica partita da Piazza Venezia (foto Astrid Lima)
Più di un centinaio di persone al freddo fuori dal Campidoglio non sono bastate a fermare la mozione di maggioranza per la privatizzazione di Acea. Ha vinto la linea Alemanno che impegna il Comune ad intraprendere il cammino verso la cessione di gran parte delle proprie quote.

Nell'aula Giulio Cesare non troppo affollata si accende un dibattito serrato fra maggioranza e opposizione. Complici anche le elezioni regionali alle porte, quello dell'acqua diventa improvvisamente un tema “rovente” su cui nessuno sembra voler venire a patti. L'opposizione si schiera compatta, con tanto di cartelli, contro la privatizzazione di Acea; Rutelli accusa Alemanno di voler svendere l'acqua dei romani agli investitori privati.

Il sindaco, da parte sua rinfaccia all'ex Margherita di essere stato proprio lui il primo ad intraprendere il cammino della privatizzazione, facendo scendere le quote del comune all'attuale 51 per cento. Alla fine l'opposizione abbandona l'aula.

In realtà l'opposizione maggiore la fanno quei pochi manifestanti che riescono a superare i controlli ed entrare per assistere alla seduta – che non risparmiano qualche “vergogna!” urlato ai consiglieri – e quei tanti che restano fuori a distribuire volantini e a cercare di informare le persone.

Tutto inutile ai fini della mozione, che viene approvata. In una nota si spiega che il sindaco e la giunta dovranno "porre in essere tutte le azioni necessarie per delineare un percorso di cessione delle quote azionarie di Acea, in eccesso rispetto ai limiti indicati dalla legge, che garantiscano al Comune di Roma il controllo della società e, in particolare, del servizio idrico".

Sulle gradinate
Sulle gradinate (foto Astrid Lima)
Dunque solo un primo passo verso la privatizzazione, niente di definitivo. Un impegno che sollecita il Comune "ad agire in ottemperanza e secondo modalità e tempi previsti dalla legislazione vigente, e comunque in coerenza con le opportunità offerte dal mercato [...] e ad attuare tutte le iniziative necessarie per assicurare il rispetto degli obblighi di trasparenza procedurale previsti dalle disposizioni vigenti, informandone il Consiglio e acquisendo il relativo consenso".

Gli organizzatori del presidio, perlopiù facenti parte del Crap, Coordinamento romano acqua pubblica, hanno comunque di che essere soddisfatti. Si tratta di una vittoria, anche se amara, l'essere riusciti in così poco tempo ad organizzare una rete solida di associazioni e cittadini. Ci sono le basi per continuare su questa strada.

L'idea di partire “dal basso”, dai Municipi, coinvolgendo i vari consiglieri comincia a sortire i primi effetti. I capigruppo consiliari del Municipio Roma XVI – gli stessi che il 19 gennaio approvarono una delibera sull'acqua pubblica – hanno creato un blog di coordinamento per i consiglieri romani in cui li invitano a sostenere, ciascuno nella propria sede istituzionale, “una votazione sull’espressione di parere a favore della deliberazione n.2 del 19/01/2010 del Municipio Roma XVI, quando essa arriverà all’attenzione del vostro [loro ndr] Consiglio Municipale di appartenenza.

Striscione
Uno striscione per l'acqua pubblica(foto Astrid Lima)
Che la strada imboccata sia quella giusta lo dimostra il caso di Torino. Qui un Comitato per l'acqua pubblica cittadino è riuscito a far approvare una delibera contro la privatizzazione in tutte e dieci le Circoscrizioni.

Arrivata in comune, la mozione, forte dell'appoggio di tutte le circoscrizioni, ha vinto la resistenza del Sindaco Chiamparino. È stata così approvata una modifica allo Statuto che “impegna la Città a mantenere in mano interamente pubblica gli impianti e la gestione senza scopo di lucro del servizio idrico integrato”.

Dunque ci sono tutti i presupposti perché anche a Roma si continui a sperare. E a lottare. “Noi siamo qua per dire che sull'acqua non si scherza – dichiara uno degli organizzatori – e vogliamo ben oltre che il ritiro di questa proposta di privatizzazione. Vogliamo che si ragioni sull'acqua come bene comune e che si inizi a pensare di scorporare il servizio idrico da Acea, che ormai è una multiutility collocata in borsa. Vogliamo iniziare un percorso perché l'acqua torni davvero ad essere un servizio pubblico, partecipato solo dai cittadini”.

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11 Febbraio 2010 - Scrivi un commento
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