Durante questi 4 anni d’inciucio politico, meschine manovre portate avanti sottobanco, cancelli rigorosamente chiusi e rifiuto di qualsiasi forma di dialogo con i cittadini, il TAV reale e quello virtuale hanno compiuto entrambi la propria strada.
Il primo è defunto di fronte all’evidenza dei numeri e dell’osservazione oggettiva che lo hanno connotato come un’opera assolutamente inutile, inadeguata a rispondere alle esigenze dei viaggiatori e del territorio, priva di qualsiasi possibilità di conseguire un ritorno economico dell’enorme investimento.
Fra Torino e Lione non esistono volumi apprezzabili di traffico passeggeri, i treni tradizionali che garantivano il collegamento diretto sono stati da tempo soppressi e perfino le poche corse dell’alta velocità francese Milano – Parigi che transitano dal capoluogo piemontese e dalla Valle di Susa continuano a ridursi e presto ne resterà una sola al giorno.
Alla stessa stregua non esistono volumi di traffico merci (ammesso e non concesso che arrivi un giorno in cui le merci transiteranno insieme ai Frecciarossa sulle rotaie del TAV italiano) tali da giustificare un’opera di questo genere. E meno ancora esisteranno in propensione futura, dal momento che dal 2001 in poi il traffico merci sulla direttrice della Val di Susa è in costante e sensibile calo, non solo per quanto concerne la ferrovia, ma anche per quanto riguarda i mezzi pesanti in transito al valico del Frejus.
Il secondo, il TAV virtuale, ha continuato a sopravvivere, animato di fittizia vita da una folta schiera di faccendieri politici rigorosamente bipartisan, speculatori finanziari, industriali abituati a costruire profitto tramite i sussidi statali e furfanti di ogni risma e colore che aspirano a ritagliarsi il proprio angolo di paradiso, suggendo come sempre il denaro dalle tasche del contribuente.
E’ sopravvissuto allignando nel buio dei palazzi del potere, all’ombra di qualunque sguardo indiscreto. Nelle infinite riunioni di un osservatorio fantasma, destituito di ogni fondamento ma deputato a veicolare in Europa la truffa del TAV condiviso dalla popolazione (quale e quando?) al fine di suggere anche lì danari in maniera fraudolenta.
Nei proclami dei governi (Prodi e Berlusconi) avallati dal meschino lavoro di politicanti e tecnici compiacenti che hanno sfornato negli anni ipotesi di progetti e tracciati per i quali sarebbero stati presi a calci nel deretano dai propri professori di università quando la frequentavano. Nel lavorio meschino dei pennivendoli della “grande stampa” abituati a leccare la mano del padrone, anche quando questo significa produrre disinformazione di scarsa qualità, sempre ammesso che concetti come dignità e qualità alberghino ancora nell’animo di codesti scribacchini dai lauti stipendi e dalla bassissima professionalità.
La campagna dei sondaggi per ora è iniziata nella cintura torinese, a Collegno, Basse di Stura ed Orbassano, tre siti nei quali Ltf è riuscita a piazzare le proprie trivelle senza trovare troppi ostacoli, anche se in verità a Collegno è già nato e sta crescendo un presidio di cittadini contrari all’opera.
In Valle di Susa invece, proprio a Susa, dove è stato “edificato” un nuovo presidio con lo scopo d’impedire i sondaggi che i giornali già in queste ore stanno “vendendo” come l’inizio della costruzione del TAV Torino - Lione, le trivelle hanno trovato più di qualche problema.
I tecnici di LTF e la polizia (con folta scorta di blindati ed agenti antisommossa tenuti discretamente in disparte) si sono infatti visti costretti a prendere atto del fatto che veniva impedito loro dai cittadini l’accesso al sito deputato ad essere oggetto dei sondaggi e sono tornati per il momento sui propri passi.
Se non fosse che loro hanno studiato nel dettaglio il TAV reale, rendendosi conto che oltre ai problemi per la salute (amianto ed uranio) ed a quelli conseguenti alla devastazione di una valle alpina già infrastrutturizzata oltre ogni limite, si tratta di un’opera priva di alcun senso, sia dal punto di vista economico che da quello logistico. Hanno studiato e hanno deciso di opporsi fisicamente al TAV virtuale che vuole rubare loro il futuro. Anche se continuare ad opporsi significherà probabilmente venire prima o poi bastonati dalla polizia come accadde a Venaus nel 2005, venire insultati dallo scribacchino di turno, passare le notti al gelo senza altro calore che non sia quello umano. Ma opporsi fisicamente è non solo un diritto, bensì prima di tutto un dovere per chiunque abbia compreso la vera natura del TAV reale.
Nel 2005 scrivemmo “forse inizierà una storia diversa che parlerà di treni costruiti per essere utili alla qualità di vita dell’uomo e non di uomini sacrificati nel nome dei treni e della velocità”.
Purtroppo la storia non è cambiata e in una Val di Susa che inizia nuovamente a militarizzarsi, il passato si sta ripetendo, come un incubo che ritorna e va scacciato una seconda volta, sperando che finalmente sia l’ultima.
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