Una delle prime domande che può venire in mente è “ma come è possibile?”. Approfondendo l’argomento si scopre che è molto più semplice e meno ripugnante di quanto si possa immaginare. L’elefante mangia di continuo rami, foglie e sterpaglie ed ha una digestione velocissima. Praticamente compie solo la prima fase di sbriciolamento delle fibre. Il suo sterco assomiglia ad un gomitolo di rametti di paglia impastata e non puzza perché non ha il tempo di fermentare nella pancia dell’animale.
Gli escrementi raccolti, in un secondo momento, vengono bolliti per un giorno intero, poi disinfettati con un’alga naturale, e infine sottoposti a colorazione con gli stessi pigmenti che vengono utilizzati dall’industria alimentare. Il prodotto finale viene ritenuto igienico con tanto di certificato dall’Istituto nazionale della Ricerca Scientifica di Ceylon.
Come dicevo si tratta di una “industria” attiva già da qualche anno nello Sri Lanka, dove l’azienda locale “Maximus” (il nome è derivato dal nome zoologico dell'Elefante dello Sri Lanka - Elephus Maximus Maximus) realizza la carta dalle fibre della cacca di elefante, con cui poi si producono oggetti di cartotecnica di pregio. Quaderni, album, rubriche, scatole per matite, fogli cartonati, buste, biglietti di invito, addirittura cornici dal design accattivante.
In Italia i prodotti della società “Maximus” giungono grazie alla Cooperativa Onlus Vagamondi di Formigine, in provincia di Modena, che dal 2003 ha all’attivo un progetto di sostegno proprio in Sri Lanka. La stessa cooperativa poi si preoccupa di distribuire presso le botteghe del commercio eco e solidale questi prodotti. Una ditta del Trentino che fa maglioni in Cashmere la utilizza per i cartellini con le etichette. Stessa scelta anche da parte di una cooperativa di Arezzo che utilizza questa “carta” per i propri biglietti di auguri.
L’azienda “Maximus” che ha cominciato, nel 1997, appena con sette dipendenti producendo carta in un piccolo stabilimento, si rese subito conto della ricchezza che costituivano gli elefanti, una cartiera che produceva tutto il giorno senza costi di manutenzione.
Il successo di questa società non è stato solo economico; lottando per la tutela dell’elefante, che spesso vive situazioni tragiche a causa della lotta con l’uomo, la “Maximus” ha sviluppato delle strategie che hanno permesso un miglioramento della situazione socio economica in cui vivono le persone nelle aree rurali, ha salvato molti elefanti – più di 4.000 esemplari sono stati vittime del conflitto con l’uomo – e in tutti questi anni ha evitato che fossero abbattuti milioni di alberi che sono stati “degnamente” sostituiti nel processo di realizzazione della carta.
12 Novembre 2009 - Scrivi un commento