Naturalmente, per quanto riguarda l’energia, parlo del fotovoltaico diffuso, che è in grado di dare, se solo lo si volesse, tutta l’energia di cu abbiamo bisogno. Basterebbe incentivarlo come si fa con l’auto, rottamando tra l’altro vecchi impianti a gasolio o a gas e sostituendoli con questa meravigliosa, efficiente fonte rinnovabile.
La resistenza delle lobby del petrolio e del nucleare crea condizioni per cui tale innovazione energetica non venga fatta, anzi viene ostacolata da norme burocratiche tese a scoraggiare chi vuole cambiare, e non incentivata come buon senso vorrebbe.
È chiaro che se l’opinione pubblica si rendesse conto che il fotovoltaico funziona e ci da vera energia pulita e non pericolosa, e vedesse questo fatto realizzato in concreto, la follia del ritorno al nucleare sarebbe seppellita per sempre.
Per il ponte sullo stretto di Messina il discorso è identico: si sceglie la via più assurda perché mette in moto una grande mole di denaro, di appalti, di affari che, in quelle regioni (Calabria e Sicilia), significa ingrassare le due mafie, che poi ricorderanno chi devono votare alle elezioni.
Se invece usassimo il metro di risolvere i problemi senza offrire opportunità alle mafie, la questione del ponte cadrebbe nel ridicolo, poiché non basta velocizzare il traffico tra Sicilia e Calabria, guadagnando qualche decina di minuti rispetto ai traghetti, ma vi è la questione dell’autostrada Salerno-Reggio, che è un budello impercorribile, la cui modernizzazione richiederebbe spese superiori a quelle per il ponte. L’attuale traffico su questa arteria risulta così intasato che i tempi di percorrenza di un TIR, che dalla Sicilia va al Nord, sono tempi commercialmente inaccettabili.
La soluzione sono le autostrade del mare, con traghetti pensati solo per il trasporto dei TIR, mezzi superveloci, che possono svuotare facilmente la Salerno-Reggio, che possono collegare in poche ore Palermo con Salerno-Civitavecchia-Livorno-Genova e Catania con Bari-Ancona-Ravenna-Trieste, realizzando così anche il compito di ridimensionare il traffico sulla Adriatica.
Basta fare uno studio sui volumi di traffico su queste due arterie e mettere a disposizione un numero di navi adeguato. Per il traffico nei due sensi tra Sicilia e continente il conto sarebbe presto fatto, basterebbe chiedere alle Ferrovie dello Stato quanti biglietti vendono al giorno per traghettare i Tir.
Sarebbe ora di smetterla di occuparci della vita, più o meno dissoluta, del Cavaliere e contrapporre ai suoi programmi, spesso distruttivi, proposte serie, razionali, praticabili, andando a parlare con le popolazioni interessate e mettendo in piedi un movimento anti-ponte e anti-nucleare, fra la gente dei possibili siti nucleari, fra la gente di Messina e Reggio Calabria, e non dai comodi studi televisivi o dai palazzi del potere.
Paolo De Gregorio
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