Dopo qualche giorno di limbo, ho trovato il tempo, mi sono seduto comodo, e ho visionato questo lavoro. Mentre le immagini di donne bellissime, denudate e smontate dalla telecamera scorrevano, un senso di malessere fisico si impossessava di me. Un malessere allo stomaco, al cuore e al cervello.
Eppure le donne mi sono sempre piaciute, sia vestite che non. Ma l’uso che di esse viene fatto in televisione è un problema che mi ha sempre turbato. Vedere 25 minuti de “il meglio di”, commentato e analizzato è stato davvero intenso, quasi doloroso.
Il documentario è stato terminato in febbraio e messo in rete due mesi fa. In un mese e mezzo è stato visto da circa 220.000 mila persone, donne uomini, insegnanti, ragazzine. È stato mostrato durante una puntata dell’Infedele che ha ottenuto ottimi ascolti ed è stato anche tradotto in inglese e portoghese.
Ma di cosa parla questo benedetto video? La miglior descrizione ci viene fornita dal sito ufficiale: “Siamo partiti da un’urgenza. La constatazione che le donne, le donne vere, stiano scomparendo dalla tv e che siano state sostituite da una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante. La perdita ci è parsa enorme: la cancellazione dell’identità delle donne sta avvenendo sotto lo sguardo di tutti, ma senza che vi sia un’adeguata reazione, nemmeno da parte delle donne medesime. Da qui si è fatta strada l’idea di selezionare le immagini televisive che avessero in comune l’utilizzo manipolatorio del corpo delle donne per raccontare quanto sta avvenendo non solo a chi non guarda mai la tv ma specialmente a chi la guarda ma “non vede”. L’obiettivo è interrogarci e interrogare sulle ragioni di questa cancellazione, un vero ” pogrom” di cui siamo tutti spettatori silenziosi. Il lavoro ha poi dato particolare risalto alla cancellazione dei volti adulti in tv, al ricorso alla chirurgia estetica per cancellare qualsiasi segno di passaggio del tempo e alle conseguenze sociali di questa rimozione”.
Lorella Zanardo, in un periodo in cui si parla tanto di veline, escort e simili, il tuo documentario diventa uno strumento indispensabile per interrogarsi su quanto sta accadendo in Italia. Come vi siete posti in relazione a questi scandali?
Non abbiamo voluto cavalcare il tormentone veline-Berlusconi. La “questione femminile” è attuale da tempo; purtroppo forse i media se ne accorgono solo nel momento in cui un famoso politico ne resta coinvolto.
La mercificazione del femminile colpisce l’intera società e non solo la donna che ne è vittima. È tutta la società che risente della mancanza dell’equilibrio, mancanza dell’energia femminile, di questa volgarizzazione e sottomissione a livello spirituale. Siamo tutti vittime di questa cosa.
Mi interessa molto il parere degli uomini. Perché secondo te questa situazione potrebbe essere un problema anche per un maschio?
È un problema perché se cresci in un mondo in cui la donna è costantemente associata esclusivamente ad una merce, ad un corpo da usare, rischi di finire col ricercare quel modello di donna restando insoddisfatto delle donne reali che non assomigliano a quelle della tv. Questo ovviamente colpisce soprattutto l’immaginario adolescenziale, ma in una società come la nostra, in cui la chiesa reprime la sessualità e i valori maschili si impongono in tutto, noi cresciamo destabilizzati, repressi. Molti finiscono col ricercare esclusivamente una donna che corrisponda a determinati canoni estetici e stia zitta. Si perdono le caratteristiche e i valori. È una perdita mostruosa.
Una donna ovviamente coincide anche con la parte erotica e sessuale ma è anche molto altro.
Certo! La bellezza femminile è tutt’altro che quella televisiva. La seduzione è una cosa molto diversa. Io adoro il corpo femminile, ma non nel modo in cui viene mostrato. La telecamera gli toglie qualunque tipo di sensualità, è proprio pornografia pura. È più pornografica la velina che il film porno.
Questo è un argomento che ho affrontato con cautela perché si presta ad essere male interpretato. Mentre della pornografia se ne fa un suo privato, consapevole, queste immagini non riesci a combatterle, perché si presentono come immagini “normali”, trasmesse a tutte le ore. Io credo che si potrebbe scrivere un pamphlet sulla gatta nera, la valletta di Mercante in fiera, una delle figure più inquietanti che la tv manda in onda.
Io mi occupo da anni della questione di genere e ho vissuto a lungo all’estero. Quando mi sono ritrovata a guardate la tv non ho potuto esimermi dal fare qualcosa! Lo shock è stato fortissimo, come un pugno. Insieme all’indignazione e più forte dell’indignazione mi è scattata una sorta di curiosità antropologica. C’erano delle situazioni al di là dell’immaginario: è stato completamente sdoganato che alle sei di sera una ragazza venga ripresa da sotto le gonne, dentro le mutande, con la telecamera. Tu pensa che paese strano.
Questo studio fin dall’inizio è stato stimolato da due giovani uomini miei colleghi di lavoro, Marco e Cesare, che si occupano di video nella loro vita professionale e che mi hanno dato una grossa mano in questo progetto. È un lavoro che nasce con gli occhi di una donna che ha vicino due giovani uomini. Io sono assolutamente contraria alla divisione tra i sessi.
Le televisioni degli altri paesi sono diverse dalla nostra?
Io conosco bene la televisione del nord Europa e la tv inglese. Ovviamente anche qui troviamo la presenza della donna oggetto che però - e questa è la grande differenza – viene proposta accanto ad altri modelli femminili. Cioè, se è vero che ci può essere una figura di ragazza valletta scollacciata durante la presentazione del palinsesto televisivo, c’è poi la ragazza che viene chiamata per la sua competenza, la donna adulta matura. Questa proposta ossessiva della donna come corpo oggetto è una situazione tipicamente italiana. Sappiamo che nel nostro paese, dal femminismo in poi, non c’è stato un movimento che tutelasse l’immagine delle donne. Questa problematica non interessa alla società italiana né di destra né di sinistra.
Ricordo che quando arrivò Striscia la notizia le veline sembravano una provocazione e ancora faceva un po’ scandalo la mercificazione del corpo femminile. Paradossalmente sembra ci sia stata un’involuzione costante negli ultimi 15 anni: quello che prima era quasi trasgressivo adesso è scontato, nessuno si lamenta più. Secondo te questa mercificazione del corpo femminile è stata una scelta consapevole o inconsapevole del sistema mediatico?
Questa è una cosa che mi addolora, ma purtroppo molto vera.
Tutto questo avveniva in un momento in cui la logica del mercato era imperante ed ha finito per travolgere qualunque barriera etica. È stato sdoganato completamente il fatto che l’uso del corpo femminile faceva vendere e quindi era lecito farlo.
Condivido la tua analisi sulla mancanza di valori etici, ma sembra quasi che ci sia stata una guida senziente nel modo in cui è stato progressivamente mercificato il corpo femminile. Paradossalmente il nudo integrale è quasi scomparso, mentre il corpo femminile veniva progressivamente sempre più mercificato. Si è riusciti ad arrivare al colmo dei colmi: una sovrapposizione tra l’utilizzo continuo di immagini femminili discinte e una contestuale repressione e censura. Oggi un seno nudo, specie nella cinematografia italiana e statunitense, anche in contesto di film dove ci può stare, non si vede più. Negli anni ’80 si vedevano corpi nudi, ma solo in certi contesti, mentre oggi si vedono ovunque pezzi di carne tipo salumi però la nudità scompare, quasi si voglia renderla repressa e proibita. Sembra veramente un meccanismo voluto in qualche modo.
Su questo ci stiamo ragionando, non ho una risposta chiara, diciamo che è un argomento molto interessante. Perché non c’è più nudo? Perché il nudo a questo punto diventa inquietante. Il nudo a figura intera rappresenta un essere umano, un qualcuno che non è oggetto, che ha qualcosa da chiedere, ti costringe a confrontarti con un erotismo attivo di una donna che da e pretende. L’inquadratura dell’ultimo pelo dell’ultima parte intima dell’ultima soubrette immagino che porti ad una pratica onanistica ma sicuramente non a un discorso erotico.
Perché viviamo in una società impostata sulla logica del mercato dove se non appari non esisti. Quindi vediamo questo fenomeno tristissimo di ragazzine che pensano che la vita sia stare in televisione, ma ancor più il fenomeno dei genitori è drammatico. Ci sono famiglie che per vari motivi non hanno una cultura che li rende consapevoli. Vendono la figlia pensando di garantirle un futuro quindi dal loro punto di vista al fin di bene. Abbiamo sdoganato l’idea che in questa società se non appari non esisti, io genitore faccio in modo che mia figlia sia velina perché così esiste, non la voglio condannare all’invisibilità. Ecco a me viene da dire che l’unica risposta che abbiamo di fronte a questi fenomeni può venire da una scuola forte, molto più forte di quella attuale, che faccia da contraltare, da barriera, alla forza dell’immagine televisiva.
Non sembra esattamente la descrizione della scuola italiana…
Vai al documentario "Il corpo delle donne"
28 Dicembre 2009 - Scrivi un commento
Detto quanto, va da sè che per lo spettacolo tv funziona meglio ciò che è bello da vedere.
Tuttavia trasformare il bello in una volgare esposizione è degradante per chi si mostra e per chi osserva.
Io non guardo più certa tv, ma continuo a guardare la bellezza femminile veicolata nel buongusto e dall'intelligenza di chi è portatore di bellezza.
Basta con la tv ciarpame e tutti i derivati.
Donne vere arrabbiatevi!