Tutto ebbe inizio nel 1997, quando l’Agenzia Danese per l’Energia, interessata a sperimentare soluzioni per ridurre l’impronta ecologica degli insediamenti urbani nel Paese, decise di lanciare un concorso nazionale: l’obiettivo era individuare il sito ideale da trasformare nel giro di 10 anni nel paradiso ecologico, ossia un’area abitata approvvigionata esclusivamente da energia prodotta da fonti sostenibili.
Samsø vinse la selezione e da allora ha messo in atto una riconversione verde che - oggi si può dire - ha prodotto risultati eccezionali, i quali hanno superato le aspettative dello stesso governo e degli abitanti.
Il primo ad essere realizzato è stato l’impianto offshore, ossia dieci turbine localizzate al largo dalla costa, che si innalzano per 77 metri fuori dalle acque del Mar del Nord. Via via sono spuntate pale eoliche anche sulla terraferma: oggi se ne contano undici. Il risultato di tale grande opera è che, come auspicato, ora il 100% degli abitanti dell’isola usa energia verde per soddisfare le proprie esigenze. Ma non finisce qui: la produzione supera ampiamente le richieste isolane, per cui l’energia derivante dal vento viene venduta al continente, o meglio inserita nella rete elettrica danese.
Oggi l’isola può vantarsi di essere l’unico territorio abitato (di dimensioni significative) ad avere un bilancio “negativo” di emissioni di gas serra. Essa, infatti, ha ridotto la produzione di anidride carbonica, biossido di zolfo e biossido di azoto rispettivamente del 142%, del 71% e del 41%. Poi, con il sovrappiù di energia pulita che cede alla rete nazionale, controbilancia quel che le resta di emissioni, fino a superarle: è in questo modo che ne risulta un bilancio negativo, una sorta di credito anziché debito nei confronti dell’ambiente.
La conversione all’energia pulita ha fatto bene anche al portafoglio, oltre che all’ambiente. Quasi tutti a Samsø, infatti - in un modo o nell’altro -, guadagnano grazie al vento: le turbine sono possedute in percentuali variabili da investitori privati (abitanti del posto), dal governo stesso e da cooperative di cittadini. La rivoluzione verde ha risollevato l’economia dell’isola, frenando l’emigrazione di giovani ed attirando turisti, incuriositi dal particolare stile di vita della gente del luogo.
Infatti non si risolve tutto semplicemente nel pur eccellente impianto eolico. Gli isolani, i “samsingers” (cantanti di Samsø), come amano definirsi per sottolineare la positività e la leggerezza della loro vita, sperimentano quotidianamente varie forme di eco-sostenibilità.
Soddisfatto degli eccellenti risultati, che rendono l’isola il fiore all’occhiello della Danimarca ecologista (e in fondo anche dell’Europa), il governo locale vuole provare ad andare oltre, pertanto si sta lanciando in nuovi progetti. In primo luogo ci sarà l’inserimento del biogas nel riscaldamento comunale, inoltre si sta studiando il modo di sfruttare la forza delle onde marine.
Sul piano dei trasporti, oggi una grossa fetta degli abitanti dell’isola ha ridotto al minimo l’uso dei mezzi motorizzati e la maggior parte di essi sono comunque alimentati tramite olio di colza. Il petrolio non è vietato, però si sta superando. Ma il progetto a lungo termine nel quale i samsingers stanno investendo è lo sviluppo di impianti ad idrogeno con i quali alimentare un giorno i motori dei veicoli.
Per ridurre le emissioni di gas serra legate all’alimentazione, la popolazione ha deciso di prediligere i prodotti locali, riducendo al minimo indispensabile l’importazione di cibo. Come ricorda Bente Hessellund Andersen, guru autoctona della lotta all’effetto serra e ambientalista di lunga data, “la regola d’oro per un’alimentazione a basso apporto di CO2 è: mangiare cibo vegetariano, locale (niente emissioni per il trasporto) e biologico (meno fertilizzanti e pesticidi chimici). Se poi si vuole andare oltre, meglio optare per cibo freddo, risparmiando in tal modo l’energia necessaria per cuocerlo, e quando si cucina, non dimenticare mai di porre un coperchio sulla pentola, così da ottenere lo stesso effetto con meno consumo.”
L’isola assiste ora anche al continuo sbarco di turisti: da coloro che vogliono semplicemente godere della rilassatezza di un luogo che ha riscoperto una dimensione di vita “slow” (lenta) e molto più in armonia con l’ambiente circostante, a coloro che - invece - vogliono vedere con i propri occhi come funzioni il sistema e acquisire informazioni, trarre spunti, apprendere tutto ciò che si può fare per ridurre l’impronta ecologica delle attività umane.
A margine di tutto ciò restano degli interrogativi (forse i soliti): è possibile trasferire un simile modello a realtà molto più grosse fino alla totalità del pianeta? O tutto funziona proprio perché piccolo e più facilmente gestibile? E’ Samso destinata a restare un’anomalia virtuosa?
Forse per scoprirlo dovremmo prendere esempio proprio dalla filosofia dei samsingers: mettere in tavola nuove idee e sperimentarle sul campo. Cosa aspettando dunque gli altri governi a lanciare un concorso analogo a quello vinto dalla cittadina danese? Potremmo scoprire che centinaia di zone dell’Italia - per esempio - ambiscono a diventare a loro volta paesi meravigliosamente ecologici.
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