Davanti al tribunale federale di New York, infatti, la Shell ha risposto di complicità nell’omicidio dello scrittore nigeriano Ken Saro Wiwa e di altri otto militanti di un movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni.
Questi, nel ventennio successivo alle prime scoperte petrolifere fatte nei loro territori (1957), nel sud-est del delta del Niger, erano stati cacciati d’autorità dalle loro terre, poi devastate dall’attività estrattiva, senza alcuna compensazione se non quella, irrisoria, pari al valore dei raccolti delle terre che coltivavano.
Lo scrittore ed esponente ecologista Saro Wiwa, fondatore del succitato “Movimento per la sopravvivenza dei Paesi d'Ogon”, con una serie di manifestazioni non violente era riuscito a interrompere le attività della Shell nel sud della Nigeria, accusando la compagnia di aver inquinato intere zone.
L’esecuzione dei nove militanti aveva suscitato grande indignazione in tutto il mondo già a suo tempo (era il 1995), sia per questi omicidi (le esecuzioni di chi si opponeva alle politiche repressive del governo nigeriano, “comprato” per pochi milioni di dollari dalle multinazionali del petrolio), sia per la serie di torture che le precedevano. Solo adesso, però, chi si trovava dietro a tutte queste decisioni ne sta rispondendo in tribunale. Tribunale non nigeriano, ma, vale la pena sottolinearlo, newyorkese.
Cittadini ai quali è quindi data la possibilità di rivolgersi alla giustizia statunitense. Proprio per questo un gruppo di vittime dell'ex regime militare nigeriano, tra cui il figlio di Saro-Wiva, aveva denunciato la complicità di Shell con il governo dell'allora presidente Sani Abacha nella morte dello scrittore.
È di pochi giorni fa la notizia che, alla fine delle due ultime sedute, Royal Dutch Shell ha accettato di pagare 15,5 milioni di dollari per porre fine al contenzioso. Un accordo che la compagnia anglo-olandese sta cercando di far passare per sua pura magnanimità, continuando a bollare le accuse come false e a non ritenersi colpevole dei fatti ad essa imputati. Di questo denaro, stando alle affermazioni di Paul Hoffman, uno dei legali delle famiglie Ogoni, 5 milioni andranno in un trust a beneficio del popolo Ogoni, il resto agli avvocati e alle famiglie delle vittime.
La “nostra” Eni (e nostra lo è, visto che lo Stato italiano ne è con il Ministero delle Finanze e la Cassa Depositi e Prestiti tra gli azionisti principali), quinto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari, dietro a Exxon Mobil, BP, Royal Dutch Shell e Total, invece non è da meno. Sia in Congo, nel giacimento di M’boundi, che nel delta del Niger, sta creando non pochi problemi sia all’ambiente che soprattutto alle popolazioni locali, in particolare a causa della pratica del gas flaring (sul quale anche la trasmissione Report ha eseguito un interessantissimo reportage), che consiste nel bruciare il gas naturale che esce dai pozzi petroliferi a cielo aperto. Ciò causa malattie respiratorie, piogge acide e inquinamento dell’aria e delle acque.
Quello che è accaduto a New York, per quanto possa sembrare poco (e forse lo è, visto le dimensioni dei disastri socio-ambientali spesso causati dai colossi petrolchimici) è comunque un passo avanti verso la fine dell’impunità delle grandi compagnie.
Un passo avanti, abbiamo detto, una piccola soddisfazione, addirittura una vendetta (come l’ha definita lo stesso figlio di Saro-Wiva ) che però non va alla radice del problema. Problema che verrebbe appunto sradicato solamente se/quando le società dei consumi e della crescita economica a tutti i costi (energivore per antonomasia e “drogate” di idrocarburi) si dovessero riuscire ad emancipare da un uso smodato di energia e di merci da consumare ad un ritmo sempre più elevato. Il che, di conseguenza, le porterebbe ad emanciparsi anche dall’eccessivo bisogno di risorse quali gli idrocarburi, dei quali esse sono spesso povere.
La fine del consumo forsennato e del dogma della crescita illimitata comporterebbe la fine della nostra assuefazione da fonti fossili di energia. E darebbe fine a molti problemi riguardanti i diritti umani, l’ambiente e le migrazioni che ne conseguono.
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se volete sapere come scriveva leggete i racconti Foresta di Fiori. E' descritta la Nigeria rurale, piena di superstizioni, sullo sfondo i pozzi di petrolio che dovrebbero fare la ricchezza del paese e che invece sono una maledizione.