Qualche numero, davvero impressionante: 175 pale eoliche (che potrebbero superare le 300 in una seconda fase del progetto), fornite da Siemens e costruite in Danimarca, sparse su un'area di 233 km quadrati forniranno, secondo i programmi, 630Mw di energia (1 Gigawatt se l'impianto sarà ampliato negli anni come previsto).
I maggiori partner del progetto sono Masdar (di Abu Dhabi), E.On e DONG Energy: una joint venture di compagnie energetiche che ha finalmente decretato il “semaforo verde” nei giorni scorsi per London Array, dopo che, meno di un anno fa, il progetto pareva aver subito una brusca battuta d'arresto per l'abbandono di un colosso come Shell.
Solo per la prima fase, le tre compagnie consorziate investiranno 2.2 miliardi di Euro. A permettere questi nuovi sviluppi, la decisione del governo britannico di incentivare il settore dell'eolico e delle rinnovabili in genere, per raggiungere l'ambizioso traguardo del 15% di energia pulita prodotta nel Regno Unito entro il 2020: quello governativo è un appoggio particolarmente determinante in questo caso, visto che gli altissimi costi del progetto avevano suscitato inizialmente i pesanti dubbi degli azionisti dei partner coinvolti. Gordon Brown e i suoi, però, hanno fatto pendere diversamente l'ago della bilancia, scegliendo di puntare parecchio sull'eolico offshore, che vede ora diversi progetti analoghi al largo delle coste di diverse parti del Paese.
London Array sorgerà nell'estuario del Tamigi, a 20 km dalle coste del Kent e dell'Essex: una zona scelta dopo accurati studi sui venti e sulla profondità delle acque, sulle rotte delle navi e sulla fauna marina, ma soprattutto per la prossimità a un territorio – quello del Sud Est dell'Inghilterra, con Londra – caratterizzato da una fortissima domanda di energia.
Se il progetto sarà pienamente realizzato, fornirà elettricità a circa 750mila abitazioni: quanto basta per dare energia a Kent e East Sussex messi insieme oppure, per usare un paragone a noi più comprensibile, a un quarto della “Greater London”, cioè l'area metropolitana di Londra.
La vicinanza di questo obiettivo, quasi impensabile fino a pochi anni fa, ha fatto gridare alla stessa Greenpeace “Hip, hip, Array!”
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