Secondo l'autore infatti, uno studio dell'università di Napoli avrebbe rilevato che in campioni d'acqua prelevati da 50 città di 17 regioni italiane si sarebbero riscontrati pericolosi inquinamenti da organoalogenati (sostanze che si formano per reazione tra sostanze organiche e cloro impiegato per la disinfezione dell'acqua ma che ben di rado raggiungono concentrazioni preoccupanti per la salute) e addirittura un endemico stato di contaminazione fecale.
A seguito della pubblicazione di questi dati è scattata un'interrogazione parlamentare, firmata dal senatore del Partito Democratico Roberto Della Seta, che chiede al Ministro della Salute di assumere lo studio divulgato dal Corriere per far luce sulla sussistenza di un simile allarme.
Nell'articolo contestato si fa riferimento ad uno studio (che però non risulta mai essere stato pubblicato) di Massimiliano Imperato, docente di Idrologia e Idrogeologia dell’università di Napoli e Direttore del Ceram (Centro europeo di ricerca acque minerali), da cui emergerebbero elementi di criticità igienico-sanitaria nelle abitazioni, dovuti soprattutto alla presenza di contaminanti di natura chimica (composti organo-alogenati e trialometani, che si formano a seguito dei trattamenti di clorazione ma che difficilmente raggiungono concentrazioni realmente preoccupanti) e microbiologica, con un campione su 4 contaminato da batteri fecali.
Secondo Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, e Pietro Raitano, direttore della rivista Altraeconomia: “Tali dati appaiono sorprendenti e poco attendibili ma, se fossero confermati, configurerebbero una situazione di gravissimo allarme sanitario, e determinerebbero una urgenza di intervento da parte delle autorità preposte”.
A rendere poco credibili i dati pubblicati sono le informazioni raccolte presso importanti gestori idrici italiani dai quali non emergono evidenze di contaminazioni fecali nelle acque immesse in rete. Ad esempio nella città di Milano vengono effettuate circa 28.500 analisi all'anno dai laboratori del gestore del servizio idrico, dall'ASL e dall'ARPA, e in nessun caso di analisi ufficiale è risultata una positività alla presenza di batteri indicanti contaminazione fecale, tanto che la relazione 2008 dell'ASL milanese sulla qualità delle acque monitorate in oltre 500 analisi si conclude con l'affermazione: “è possibile definire buona la qualità dell'acqua erogata a Milano, con parametri di potabilità non inferiori alle acque minerali”.
Dove sta la verità dunque: nelle migliaia di analisi che i gestori della rete idrica pubblica conducono ogni anno o nei dati pubblicati dal Corriere della Sera? È la domanda che pongono Legambiente e Altreconomia che aggiungono: “delle due l'una: o è arrivato il momento di sigillare i rubinetti dell'acqua nelle nostre case, e allora intervenga il Ministero della Salute, oppure siamo in presenza di una bufala, fabbricata ad arte, casualmente nell'interesse dei produttori di acqua minerale, e allora deve intervenire la magistratura: chi è responsabile di un ingiustificato allarme è bene che ne risponda nelle sedi appropriate. Da parte nostra continueremo a bere l'ottima 'acqua del sindaco' che arriva nelle case di milioni di italiani attraverso gli acquedotti, e a non fidarci di quella imbottigliata”.
17 Maggio 2009 - Scrivi un commento
http://www.ceramitalia.it/images/Imperato-Guida-Trifuoggi.pdf